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Atene è una questione di attimi

Pensiamo che tra appena tre giorni tutto sarà finito: ci sarà stata la premiazione sul prato dell'Agia Sophia Stadium che si sarà svuotato, e i tifosi viola saranno ritornati da Atene, pieni di gioia o maledettamente delusi e ancora una volta sconfitti.


Quanto sia sottile la differenza tra la gloria eterna e il senso di impotenza di fronte al proprio destino, solo il popolo viola lo sa. Lo sa Vincenzo Italiano, lo sa Nico Gonzalez, lo sa Igor, lo sa Terracciano, lo sapeva Joe Barone e tutti coloro che hanno vissuto il trauma dello scorso anno a Praga, con il gol di Bowen all'89esimo minuto e la coppa alzata dal West Ham.


È stato uno shock sia per la squadra che per tutto il popolo viola, anche se sono ripartiti proprio da tutto quello per affrontare questa stagione. Il bilancio, a tre giorni dalla finale, è comunque positivo (male che vada la Fiorentina l'anno prossimo giocherà in Conference) anche se rimane tanto amaro in bocca, dato che alla fine del girone d'andata la squadra di Italiano era al quarto posto. Le valutazioni però saranno fatte alla fine.


Negli scorsi giorni i giocatori (e anche lo stesso Italiano) hanno ripetuto più volte di come abbiano fatto tesoro della delusione di Praga e siano maturati rispetto ad un anno fa. La loro consapevolezza fa ben sperare, la paura però è di ricommettere gli stessi maledetti errori (soprattutto in fase difensiva) che hanno fatto perdere alla viola entrambe le finali l'anno scorso.


Perché alla fine sta tutto lì, tra una palla che supera la linea di porta o una dentro, tra un avversario in fuorigioco o in posizione regolare, tra un intervento difensivo o uno scivolone. Millimetri, attimi, come quelli che separano la Fiorentina dalla conquista della finale di Atene.

(Foto Instagram, @europacnfleague)

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