Ha parlato alla vigilia di Fiorentina-Inter a Sky Sport Insider Stevan Jovetic, ex di entrambe le squadre. Queste le sue dichiarazioni:
“Seguo la Serie A sempre con piacere. Ho ancora tanti amici nel campionato italiano. La Fiorentina non era partita benissimo, ma è normale. Ci vuole del tempo per abituarsi a un nuovo allenatore, è difficile vedere dei risultati dopo solo un mese. Soprattutto quando è giovane come Palladino, che sta dimostrando il suo grande valore in panchina. Ho visto qualche partita della Fiorentina e mi è piaciuta, fa un bel calcio. Però l’Inter secondo me ha ancora la rosa più completa della Serie A: la lunghezza della panchina può fare la differenza in partite di questo livello. In questo momento l’Inter ha ancora qualcosa in più e parte leggermente favorita.
Ho ancora un appartamento lì a Firenze. La mia carriera mi ha tenuto sempre in viaggio e portato lontano per tanti anni, non ho mai avuto occasione per visitarla come turista. Fino alla scorsa estate, quando sono tornato tre giorni per un matrimonio. Sono stato davvero bene, ero quasi emozionato all’idea di essere tornato. Mi era mancato tutto: Firenze, una delle città più belle d’Europa, il suo stile di vita e ovviamente anche l’Italia. Ho tanti bei ricordi di quei 5 anni vissuti lì.
La Fiorentina non era partita benissimo, ma è normale. Ci vuole del tempo per abituarsi a un nuovo allenatore, è difficile vedere dei risultati dopo solo un mese. Soprattutto quando è giovane come Palladino, che sta dimostrando il suo grande valore in panchina. Ho visto qualche partita della Fiorentina e mi è piaciuta, fa un bel calcio. Però l’Inter secondo me ha ancora la rosa più completa della Serie A: la lunghezza della panchina può fare la differenza in partite di questo livello. In questo momento l’Inter ha ancora qualcosa in più e parte leggermente favorita. Alla Fiorentina sono stati gli anni più belli della mia vita da calciatore. Dal 2008 al 2013 sono cresciuto, e con me la squadra. Giocavamo bene, ci divertivamo. Sono stato anche il capitano, abbiamo ottenuto dei grandi risultati. Abbiamo giocato tante partite in Champions League e ho ancora il rammarico per quella contro il Bayern Monaco in cui siamo stati penalizzati. Sono convinto che eravamo abbastanza forti da andare avanti nella competizione. Tutta la Serie A era piena di campioni in quel periodo: Ronaldinho, Kakà, Del Piero, Trezeguet, Totti, Buffon. E noi sempre lì a lottare per il terzo-quarto posto e centrare la qualificazione in Champions“.
Gol più bello e quello a cui sono più legato? Per quello più importante me ne vengono in mente due. Contro lo Sporting Lisbona in casa, per passare il turno di qualificazione di Champions e andare ai gironi nel 2009. Altrimenti la doppietta contro il Liverpool, sempre in casa, nella fase a gironi di quella Champions 2009/10 che ci sono serviti per andare agli ottavi. Quello più bello invece penso al primo gol contro l’Inter nell’anno con Montella: incrocio dei pali da 20 metri con il destro a giro“.
Fiorentina-Inter del 2013 (2 gol e un assist, ndr)? Una grande giornata quella ma all’interno di una stagione particolare. In quel momento noi non eravamo molto in forma, le partite precedenti avevamo fatto spesso fatica. Poi arrivò l’Inter, squadra sempre molto difficile da affrontare e facemmo un’ottima prova. Da lì riuscimmo a ripartire in campionato fino ad arrivare quarti, a un passo dalla qualificazione in Champions.
Il passaggio al Manchester City? Ripensarci adesso è molto più facile. Io in quel momento arrivavo da 5 anni con la Fiorentina, di cui uno saltato per un brutto infortunio al ginocchio, e più di 150 partite. Sentivo di essere in una fase della mia carriera in cui potevo cercare di fare un passo in più. Volevo vincere qualche trofeo, perché alla fine è l’obiettivo di ogni calciatore. I ricordi della carriera passano anche dalle vittorie. Lì ho vinto una Coppa di Lega e soprattutto una Premier League, il campionato più complicato del mondo.
La finale di Conference è stata una serata importante. Ci tenevo a vincere un trofeo in Europa, mi mancava in carriera. Mi è dispiaciuto giocare contro la mia Fiorentina, ma il destino a volte è così. La nostra partita l’abbiamo fatta, abbiamo creato le nostre occasioni e ci siamo guadagnati la vittoria. Un velo di tristezza c’è stato, lo ammetto, perché conosco la Fiorentina e i suoi tifosi, so da quanto tempo aspettano un trofeo. Dopo il triplice fischio infatti non sono andato subito a festeggiare con i miei compagni ma sono passato prima a salutare i giocatori e il pubblico della Viola“.
In questa fase della mia vita da calciatore guardo prima di tutto alla mia famiglia. Adesso ho tre bambini. Quando superi i 30 anni i club molto spesso ti offrono solo un anno di contratto alla volta, e io non vorrei far spostare i miei figli ogni otto mesi. Per questo ho accettato l’offerta dell’Omonia: con 2 anni di contratto posso dare un po’ di stabilità alla mia famiglia. Ovviamente se arrivasse un’offerta importante la prenderei in considerazione. Non parlo per forza a livello economico. Intendo un club medio, che non lotta solo per la salvezza. Quello l’ho già fatto all’Hertha Berlino e mi è bastato. La Serie A è sempre affascinante, il campionato più bello dopo la Premier League.
Parentesi Cipro? Ho iniziato a giocare ad alto livello a 16 anni, con il Partizan. A 17 anni sono stato nominato capitano. E poi la Champions, la Fiorentina, la pressione. In questa fase della mia vita volevo qualcosa di tranquillo. E poi il clima: qui è bellissimo, adesso ci sono 20 gradi. Il campionato è buono, il livello è in crescita e stanno cominciando a investire nel calcio. Sono contento della scelta. Come detto i due anni di contratto sono stati un aspetto importante, potrei proseguire con il calcio ancora per un po’. C’è stata una trattativa con il Venezia in estate. Ho parlato anche con l’allenatore ed era una trattativa avviata. Poi alla fine non ci siamo trovati“.
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