1. Il filotto, seconda parte
Sei vittorie consecutive in campionato. Non accadeva dalla primavera del 2018. Era la Fiorentina di Pioli, con Simeone centravanti, Saponara reinventato mezzala e Laurini terzino destro. Era soprattutto la Fiorentina di Davide Astori, che proprio in quella primavera, proprio in quelle giornate, partì per la trasferta di Udine e non si risvegliò più.
L'aria, il clima, ora è ben diverso. Sicuramente meno legato a una tragica onda emotiva. Oggi, oseremmo dire ambizioso. Lo dice una classifica che ci vede in alto, altissimo. Va dato atto che l'impatto di chi è stato inserito in estate è di quelli importanti, evidentemente a questo giro sono stati inseriti giocatori davvero capaci di cambiare il volto alle squadre (su alcuni non c'erano dubbi, su altri qualcuno c'era). Va dato atto che sono stati amalgamati con grande abilità, con correttivi anche radicali in corsa, e con una grande attenzione sul piano della messa in fiducia e della serenità di gruppo (si pensi all'esultanza di Kean dedicata a un Ikoné a lutto. Condoglianze). Ma ritrovarsi a novembre a -1 dalla vetta, è qualcosa che va, che sta andando oltre le più rosee aspettative.
Bisogna godere di una squadra così brillante, lucida, continua nelle prestazioni, capace anche di far passare come indolori piccole sbandate. Per 15 giorni saremo secondi in classifica, in coabitazione con i campioni d'Italia in carica e i detentori dell'Europa League, un punto sopra la Juventus e un punto sotto la capolista. Per favore, che nessuno rovini tutto questo.
2. Moise Kean, l'ingiocabile
Siamo a novembre e riguardo a questo giocatore, protagonista assoluto non solo della vittoria di ieri ma di tutta questa prima parte di stagione della Fiorentina, arrivano spontanee e quasi scontate due osservazioni: a) come è possibile che Kean, negli ultimi tre anni a Torino, abbia segnato complessivamente 14 gol in 102 presenze, e a Firenze sia già a quota 11 (8 in campionato) in 14 presenze, per media di un gol ogni 98 minuti? La risposta è semplice e articolata al tempo stesso, e riguarda sia la qualità, sia le caratteristiche che infine il contesto del e attorno al giocatore, ma potremmo ridurre il tutto a un "citofonare a Livorno";
E b) quanto cambia, quanto pesa nell'economia di una squadra avere un vertice offensivo affidabile e incisivo, dominante sugli avversari, capace anche di trovare la giocata individuale e indirizzare la partita, e al contempo esser sempre un riferimento al servizio della squadra? Il giocatore che gioca meglio e ti aiuta a giocare meglio. Il giocatore che è mancato - tranne brevi frangenti - da quel gennaio 2022. E quante parole al vento sono state gettate a riguardo. Ma tralasciamo, che siamo secondi in classifica e non c'è tempo per le inezie. Tipo la notizia destabilizzante della clausola. Contro il Verona si è visto un giocatore evidentemente destabilizzato, no?
3. Comuzzo in azzurro
Lunedì scorso mi chiedevo se saremmo arrivati a nove vittorie consecutive, coppe comprese, al momento della pausa delle nazionali. Non ci siamo arrivati, fa lo stesso. Ma la sosta azzurra ha portato una bella sorpresa: tra le convocazioni di Spalletti c'è Pietro Comuzzo. Per il ragazzo, che per inciso nella sconfitta contro l'APOEL era in panchina, è la prima chiamata in Nazionale maggiore. Un'attestazione di merito per il classe 2005, capace da subito quest'anno di scalare le gerarchie e imporsi come leader (sì, leader) del reparto difensivo, mettendo a sedere argentini troppo spesso distratti e croati che forse pensavano di poter campare di rendita.
Un abbraccio e un augurio di esordio, perché in questo avvio di stagione è fra quelli che hanno fatto la differenza. Non banale alla sua età, e nel suo ruolo, per una squadra così in alto in classifica.
“I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui. Il giovedì mattina lo trovi a RadioFirenzeViola.
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