1. Le certezze
Tolta la (vittoriosa) parentesi a due facce di Conference, siamo alla terza partita consecutiva di campionato che Palladino ripropone lo stesso impianto di gioco e, salvo infortuni, gli stessi uomini dal primo minuto. E la Fiorentina è alla terza, schiacciante vittoria di fila. Un caso? No.
Attenzione però a non confondere causa ed effetto. Non è il turnover la fonte di tutti i mali, bensì è l'aver trovato da parte del tecnico le certezze e le soluzioni efficaci in campo il fattore che ne limita l'utilizzo. Le cose vanno bene, quindi si confermano in continuità. Questa è una semplice constatazione: Palladino nelle prima uscite modifica il proprio undici iniziale in maniera vorticosa, dai terzini braccetti a Ranieri perno dei tre di difesa, dal rinvio della scelta definitiva in porta alle coppie di centrocampo, dal Kouame trequarti al Kouame esterno fino al Kouame punta (di riserva). Via via che il mister trova risposte, fissa dei tasselli e cessa i tentativi e le sperimentazioni; la formazione contro il Milan, dove Adli è promosso playmaker della squadra, è attualmente la forma definitiva della squadra. Nelle scelte degli uomini, e soprattutto nei compiti assegnati a questi (vedasi Bove, sgravato da compiti di costruzione del gioco). La quadra è trovata, e di grazia non la si riduca a cosa semplice o banale facendo paragoni francamente ridicoli. La qualità c'è, e ora la si è iscritta nella giusta, armoniosa cornice, ottenendo risposte anche facendo qualche passo indietro, ma comunque sempre con una ricerca delle soluzioni studiata. Bravi tutti.
2. L'esplosione di Comuzzo
Magari è prematuro lasciarsi andare in voli pindarici, ma è oggettivo che Pietro Comuzzo sta inanellando una serie di prestazioni eccezionali in veste, come si sarebbe detto una volta, di stopper attento e diligente. Ieri la sua presa in consegna di un cliente difficile come Dobvyk ha visto il centravanti ucraino, tra i più volenterosi nel marasma romanista, andare ripetutamente a sbattere sul giovane difensore viola.
Andiamo pure oltre i cambiamenti di sistema attuati da Palladino per il reparto difensivo (l'abbandono della difesa a tre "uomo su uomo" per una più rassicurante linea a quattro): da un mese Comuzzo ha via via alzato il livello del suo rendimento e della sua affidabilità, tanto da venir preferito sistematicamente a Quarta. Una scelta tecnica che appare decisa e perfino definitiva, che il classe 2005 ha regolarmente confermato sul campo come giusta.
L'armonia generale lo aiuta, per carità, ma rispondere presente quando si è chiamati in causa non è da tutti. Personalità. Ma anche, per noi tifosi, piacevole e rassicurante sorpresa. Avanti così Pietro
3. Beltran, equivoco e delizia (ennesimo episodio)
Punto un po' superfluo questo, perché risiamo per l'ennesima volta a esprimere il solito concetto su Lucas Beltran: giocatore non fenomenale ma bravo, prezioso e soprattutto utile, di cui si è equivocato caratteristiche e in ultima istanza ruolo.
La partita contro la Roma era importante anche per verificare con mano se e come potesse essere l'alternativa per l'assente Gudmundsson. E Beltran ha di nuovo risposto presente, con assist e rigore trasformato (dopo aver chiesto il permesso per calciarlo) dopo appena un quarto d'ora. A oggi, anche in questa zona del campo, possiamo dormire sonni tranquilli.
“I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui. Il giovedì mattina lo trovi a RadioFirenzeViola.
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