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I tre punti del lunedì #19

1. Una strada lastricata di dolore


Il raccordo che in quel di Firenze collega la Fi-Pi-Li all'A1 è uno dei grandi snodi della viabilità toscana, l'altra grande connessione - dopo l'A11 - tra l'asse nazionale nord-sud dell'autostrada del Sole e la costa tirrenica. Un collegamento che nella Valdelsa fiorentina ha uno dei suoi fulcri, intorno alla città di Empoli. E proprio questo tragitto, partito da Bologna e finito a Empoli, è stata la nostra via crucis settimanale, forse non a caso iniziata nel mercoledì delle ceneri e terminata la prima domenica di Quaresima. Sia mai che non si rispettino le tradizioni cattoliche, noialtri guelfi. Anzi, mi stupirei se qualcuno dei nostri trasfertisti non sia ripartito da Bologna portando una croce sulle spalle o iniziando un digiuno nel deserto, magari temendo il peggio in vista del derby. O semplicemente ben annusando l'aria.



Beltran Fiorentina Empoli


La sensazione di tensione, di nervosismo, di perdita dell'alchimia che emana la Fiorentina è tremenda. Il 2024, aperto con un aroma di Champions League oggi distante 7 punti, ha regalato quasi esclusivamente traumi. Le uniche gioie sono state proprio l'eliminazione del Bologna ai rigori nei quarti di Coppa Italia e l'isolato 5-1 contro il Frosinone, che visto oggi dopo appena una settimana appare un disperato spasmo di un animale ferito a morte. Cinque sconfitte nelle ultime 7 gare di campionato (compreso il pari di ieri), oltre al brutto ko contro un Napoli prossimo all'implosione in Supercoppa, certificano uno stato di crisi profondo della squadra, che sul piano delle prestazioni aveva mostrato le proprie avvisaglie già a dicembre ma lo si era compensato con fortuna e caparbietà.


Empoli era l'ultimo passaggio morbido (si fa per dire, visti i precedenti recenti) prima di due mesi di fuoco: le prossime 10 gare saranno solo scontri diretti/d'alta classifica in campionato, ai quali si aggiungono la semifinale contro l'Atalanta e gli ottavi di Conference.


L'anno scorso, nell'ora più buia, a Braga la Fiorentina tirò fuori il meglio, trovando lo slancio per tre mesi magici e al contempo drammatici nell'epilogo. Oggi dovrebbe far lo stesso per raddrizzare una stagione che sì, è ancora lunga e aperta nelle tre competizioni, ma che di fronte a un prolungamento dei risultati negativi, rischierebbe di trasformarsi in un disastro. Intanto, a noi tifosi, non resta che compiere quest'ennesimo tragitto lastricato di dolore.


2. Bologna-Fiorentina: analisi tattica breve


Il Bologna è una squadra in forma smagliante (la vittoria contro la Lazio lo conferma), oltre che costruita con strumenti di precisione. Thiago Motta è un grande chef e ha sapientemente cucinato buoni ingredienti che ben si sposano tra loro per caratteristiche. Ma al di là di questo, la sfida tra Bologna e Fiorentina è stato un duello sotto l'aspetto tattico che ha subito visto la bilancia pendere a favore dei felsinei, già prima del vantaggio di Orsolini. Il punto di rottura della gara stava nel confronto tra la capacità dei viola di portare una prima pressione aggressiva e ordinata, contro la capacità dei rossoblù di sfuggirle grazie alla sua fluidità nei riferimenti. Un confronto che la Fiorentina (in piena emergenza esterni) non aveva accettato in Coppa Italia, presentandosi con un atteggiamento meno proattivo del solito, una difesa a tre sempre aggressiva ma più coperta e un primo pressing meno intenso.


L'idea di giocare una partita "più canonica" è tuttavia franata immediatamente, perché la squadra ha quasi da subito perso i riferimenti nelle marcature (a partire dal centrocampo, Bonaventura su tutti), lasciando terreno facile alle combinazioni tra Zirkzee e Ferguson alla ricerca degli esterni, messi in degli 1vs1 ingestibili per i nostri terzini.


Un atteggiamento tattico di partenza più prudente forse sarebbe stato più adeguato, proprio considerando l'attuale scarsa condizione psicofisica. Ma a gara in corso e sotto di un gol, abbassare il baricentro non poteva più essere la soluzione. Sarebbe piuttosto servita una salita di ritmo e di qualità dei nostri centrocampisti, ma il confronto tra qualità, condizione e fiducia con le controparti del Bologna, checché se ne dica, è impietoso per Arthur e compagni.


3. Empoli-Fiorentina: analisi tattica meno breve


Italiano ha sicuramente esagerato parlando nel postgara in termini positivi del primo tempo contro l'Empoli (sintomo forse di poca lucidità dovuta alla tensione, o forse di un disperato tentativo di difesa della prestazione). Nonostante il vantaggio, la Fiorentina aveva creato abbastanza poco in termini di occasioni e conclusioni: un tiro dal limite di Faraoni e il colpo di testa di Martinez Quarta che scheggiava il palo esterno. In parte, questo è dipeso dal "nuovo" atteggiamento tattico dell'Empoli con Nicola. Come spiegava il match analyst Luca Masini, gli azzurri nelle ultime partite hanno cambiato approccio, con una difesa improntata sul trio di centrali bloccati a coprire la profondità, e i "quinti" di centrocampo molto bassi per coprire l'ampiezza, rafforzati da un doppio pivote a schermare centralmente e a offrire palloni per le ripartenze di Cambiaghi e Zurkowski.


Spazi così congestionati rendevano complicata la rifinitura della Fiorentina, soprattutto dalle corsie laterali, ma la quasi nulla pressione dell'Empoli e le difficoltà nell'uscire appoggiandosi a Cerri permettevano un'agevole presenza nella metà campo avversaria con tutti gli uomini possibili. Non a caso, il gol arriva da una traccia in verticale trovata da Quarta salito altissimo a costruire, con il buon movimento nel mezzo spazio di Mandragora e il tocco per mandare al tiro Beltran, bravo a scappare dalla marcatura oltre che a incrociare da posizione non semplice.


Ma alla fine i problemi per la Fiorentina sono iniziati nella ripresa, quando l'Empoli ha inserito un giocatore più prettamente offensivo e veloce come Cancellieri (protagonista tanto nell'azione del rigore quando nel gol sprecato a inizio ripresa), mossa che forse avrebbe richiesto una sostituzione più solerte dell'acciaccato (e nervoso) Faraoni. Un'opzione in più per sfogare il gioco in avanti, unito alle distrazioni marchiane nelle marcature preventive, insieme hanno messo a nudo i nostri squilibri, soprattutto sulla capacità del centrocampo a due di non scollarsi dalla difesa e fare da filtro sulle transizioni.


In questo, l'idea quasi disperata di ritagliare una posizione per Beltran affidandogli i compiti di Bonaventura, appare una forzatura che aggrava i nostri squilibri in campo. Se l'argentino sta mostrando una grandissima disponibilità a lavorare in ripiegamento (tantissime sono state le sue corse su Zurkowski), e nelle fasi di possesso sembra più portato ad abbassarsi per pulire i palloni piuttosto che a fare da riferimento offensivo e attaccare la profondità, quando si entra nell'ultimo terzo non pare avere né la fluidità né la pericolosità del miglior Jack da fuori area, mentre è naturalmente attratto dall'area di rigore dove sì, è lì che diventa un giocatore temibile. L'allontanamento dalla porta di Beltran oggi appare come un rattoppo temporaneo, una soluzione necessaria ma non ottimale, una richiesta di sacrificio ad un giocatore che ha molto da dare, ma che può dare di più in altre zone di campo. In attesa di trovare modi più efficaci e puliti per attaccare le squadre avversarie, o più semplicemente di tempi migliori.



 

I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui.


 


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