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I tre punti del lunedì #16

Aggiornamento: 12 feb

1. I rigori


La nuova linea narrativa della serie streaming "Psicodrammi in casa viola". Il rigore fallito da Nico Gonzalez apre ufficialmente un nuovo fronte di fantasmi e paure per la Fiorentina: l'argentino è il terzo diverso giocatore a presentarsi dal dischetto e sbagliare nel giro di poche settimane (nelle quali, curiosamente, abbiamo eliminato il Bologna dalla Coppa Italia proprio grazie ai tiri dagli undici metri). Difficile dire se sia solo casualità, sfortuna o un sintomo di una stanchezza anche emotiva della squadra; di certo l'errore di Nico spegne le vane rimostranze fatte in occasione dell'errore di Ikoné in Supercoppa, dove l'imputazione per l'allenatore era stata quella di non fissare una gerarchia rigida di tiratori. Ieri ha calciato il rigorista predisposto, ha sbagliato anche lui. E allora prendiamola sul filosofico, e diciamo che abbiamo pareggiato i conti con gli dei del calcio ad esempio per la vittoria strascinata contro il Verona. Nel frattempo, forse ci vuole un ritiro a Lourdes.


2. La partita


Quella vista a Firenze è un'Inter superficiale, più che colpita dalle assenze. Perché l'idea di Inzaghi di giocare sulle transizioni, e senza coltivare troppe ambizioni sul controllo della palla, è una scelta ponderata. E che funziona. Ma che rende ai nerazzurri quasi insopportabili le mancanze di precisione nella zona di rifinitura, prima ancora che nella conclusione in porta. La partita aperta fino all'ultimo, il rigore poi fallito da Nico, le difficoltà di De Vrij nei duelli con Nzola: l'Inter rischia di rompere le uova in un paniere trasportato con fin troppa leggerezza, nonostante a più riprese dimostri di esser devastante nell'attaccare quegli spazi alle spalle della difesa che la Fiorentina strutturalmente concede. Una gara impostata sull'attendere e ripartire, ma senza la rassicurante protezione di Calhanoglu e Barella, probabilmente nei piani prevedeva un'ulteriore spallata al momento giusto. Tantopiù nel momento in cui la Fiorentina ha continuato dritta per la sua strada, continuando a concederle campo da aggredire per tenere in pugno il pallino del gioco.


Per puro contrappasso, a far la grazia ai nerazzurri c'è il fatto che la Viola soffra delle stesse criticità in avanti, seppur in un quadro tattico diverso. Continua il problema dell'imbuto per Italiano: una parte infinitesimale della produzione di gioco dei viola viene convertita in occasioni da gol. Ieri sera tanto è passato, in un senso e nell'altro, da M'Bala Nzola. Che è stato in più di una situazione un cliente scomodo da gestire, eppure mai ha trovato la stoccata e nei modi nei tempi giusti. L'angolano è come un'esca alla quale non di rado le difese abboccano, ma che troppe volte è sprovvisto di amo. Non punge, non graffia. Lavora sgobba ma la zampata non arriva mai, in maniera talvolta sconsolante.



Nzola rigore Sommer Fiorentina-Inter


Non si scopre nulla di nuovo, e francamente era difficile pensare di poter sparigliare a livello tattico una partita dove Italiano alla rifinitura provava le condizioni fisiche dei suoi esterni, per capire se fossero spendibili dal primo minuto o se fosse il caso di dirottare Bonaventura sull'esterno (credo non lo facesse dal 2018: prova modesta, ma la palla gol migliore se la ricava lui in area). A semifreddo, la sensazione è che il mister abbia tentato un tutto per tutto, pur coscio dei rischi di veder Arthur travolto dalle verticalizzazioni su un campo che l'Inter sempre allungava, e rispetto al quale la Fiorentina non ha brillato nelle marcature preventive. Tuttavia non è stato ripagato, anche perché come troppe volte è mancato il guizzo giusto a ridosso o dentro l'area. Su Sportellate Beppe Allegrini ha definito "dogmatico e estremista" questo piano gara di Italiano, evidenziando come la partita abbia visto un solo gol poiché ai rischi corsi da entrambe le squadre sono corrisposti tanti errori negli ultimi 16 metri. Alla fine, la differenza è stata tutta in una scapocciata sul primo palo di Lautaro e in un rigore fallito da Gonzalez.


3. Ma quindi gli esterni?

Facciamo la conta per venerdì, che si va a Lecce: Ikoné squalificato, Sottil e Nico acciaccati, Kouamé in Coppa d'Africa (ha gli ottavi di finale contro il Senegal stasera, ndr), Brekalo imbarcato su cargo battente bandiera liberiana, Mister X ancora che non si vede. Forse il 3-5-2 resta davvero l'unica soluzione nel mazzo. 3-5-2 che tuttavia non può essere in Salento quello visto in Coppa Italia contro il Bologna, dove il piano gara fu più attendeista e mirato a ingabbiare Zirzkee da un lato, dall'altra a levare campo agli esterni felsinei (funzionò solo in parte, ndr): presentarsi contro il Lecce con una squadra poco propositiva potrebbe esser un suicidio, specie considerando le difficoltà endemiche che hanno i giocatori viola nel "mettersi in proprio" per trovare la via del gol.


Il "caso" esterni - che non nasce certo con la gara di ieri, ma almeno a metà dicembre con il ko di Nico, per non dire prima - fa innervosire proprio per questo: è un problema noto, è un problema vecchio, è un problema annunciato, ma soprattutto NON sembra esser un problema per chi fa mercato. Che la Fiorentina si presenti, a fine gennaio, ancora a ridosso della zona Champions ma senza esterni a disposizione (dei cinque che aveva in rosa a fine agosto) è abbastanza grave, tantopiù se uno di questi è un giocatore-chiave per noi. Ma ecco, sentir ancora parlare di frighi pieni diventa comprensibilmente insopportabile.



 

I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui.


 

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