Torniamo con questo discutibile appuntamento del lunedì dopo una quasi un mese di pausa, tra ferie natalizie e convalescenze da covid e influenza. Purtroppo non torniamo con tre punti, nonostante un dicembre in cui di riffa o di raffa le vittorie non erano mancate, ma per fortuna torniamo con un quarto posto saldo al termine del girone d’andata.
1. I drammi superabili
Lungi da me fare il pompiere dopo una sconfitta - meritata - al Mapei Stadium. Ma si può dire che il dazio di quei tre 1-0 consecutivi prima o poi andava pagato. Lo facciamo in buona sostanza perdendo quell’attenzione difensiva, soprattutto a livello di singoli, che aveva caratterizzato le gare contro Verona, e soprattutto Monza e Torino. Kayode paga caro un errore di lettura e di postura che già Parisi (su quella fascia ma a piede invertito) aveva mostrato in altre partite. No croci su questi due ragazzi, che sono talenti e lo stanno dimostrando (Kayo al netto dell’errore fa una discreta prestazione, specie rispetto alla pochezza di certi compagni). Per il resto, la classifica è sempre molto sorridente, un passo falso ci sta, e che non fosse prevedibile uno scenario a rischio dopo le tre vittorie (specie per come sono maturate) è dirsi delle bugie.
2. Non la difesa, ma l’attacco
“Difendere bene, attaccare benissimo” era un vecchio mantra di Italiano. Ora, nel fatto che la Fiorentina ultimamente abbia fatto molta attenzione nel difendere ma sia stata poco brillante nell’attaccare, c’è la genesi, o meglio i primi insidiosi germi, della sconfitta contro il Sassuolo. Perché la prima distrazione ha spedito la Fiorentina in quello scivoloso terreno di dover rimontare squadre arroccate a difendere il risultato.
Inciso: per qualche misterioso motivo, è passata a tratti l’idea che il mister, in queste tre vittorie cortomusiste, avesse ribaltato concetti e principi della squadra imbastendo una formazione di stampo mourinhiano. In realtà, non c’è un’indicatore che rifletta un cambio di atteggiamento della Fiorentina nel difendersi: distanze medie tra i reparti e baricentro della squadra dicono di una Viola sempre più alta, aggressiva e portata a difendersi in avanti più (e meglio) degli avversari.
La verità è che la fase difensiva della Fiorentina, per quanto “trascurata”, per quanto chiamata a convivere con rischi più o meno calcolati, tutto sommato funziona (19 reti subite non sono pochissime, ma tanto l’anno scorso quanto due anni fa erano 25). Il problema casomai è che quei rischi calcolati fatichiamo a farli fruttare. Lo zero alla casella dei tiri tentati all’intervallo della gara con il Sassuolo, squadra che da mesi e mesi non rimediava un clean sheet, è stato IL dato preoccupante, e rientra appieno nel trend di una squadra che, dalla vittoria con la Salernitana di inizio dicembre, ha faticato a produrre occasioni di gioco. Non a caso, periodo coinciso con i primi acciacchi del 34enne Bonaventura e con l’indisponibilità di Gonzalez (38 minuti in campo da inizio dicembre, mai da titolare), ovvero i nostri due migliori marcatori stagionali.
3. Gli inaffidabili
No, non sto parlando della questione stadio e delle barzellette che si rimpallano Comune di Firenze, Regione e Fiorentina da settimane (fantasmagoriche le ultime due uscite sulle ipotesi Porta Elisa di Lucca e Braglia di Modena). Gli inaffidabili sono sempre i soliti 4-5 elementi della rosa, che continuano per necessità a esser chiamati in causa e continuano ad essere assenti ingiustificati. In buona sostanza, il tridente titolare al Mapei, Ikoné-Brekalo-Nzola, con in seconda battuta Mandragora alle prese con l’ennesima prova indecorosa stagionale (la cui utilità come mezzala sinistra di possesso è oramai venuta meno, con il passaggio da Amrabat ad Arthur come vertice basso). Certo, per prestazione individuale in realtà non si salva nessuno dalla sconfitta contro il Sassuolo (forse Parisi, per la manciata di minuti giocati): il problema dei sopracitati è che le loro prestazioni non si salvano praticamente mai, in una spirale negativa che diventa tanto più lunga e irritante quanto è datato il loro arrivo a Firenze.
Si badi bene, da una parte è assolutamente fisiologico che la squadra risenta dell’appannamento o dell’assenza dei suoi giocatori migliori (ribadiamo: Nico e Jack). Dall’altra, è davvero sconsolante come giocatori arrivati e presentati con le fanfare non diano mai, e dico mai, una risposta positiva quando chiamati in causa di fronte all’unico arbitro inappellabile, ovvero il campo. Nello specifico degli esterni, oltretutto sappiamo già che non gli mancheranno occasioni per farci ricredere: sono gli unici due disponibili, tra nazionali e infortuni. Ma sarebbe l’ora quantomeno di guadagnarsi lo stipendio, prima di farsi scavalcare non solo dal mercato (aiuto), ma anche da un eventuale Parisi dirottato in zona offensiva.
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