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I tre punti del lunedì #14

1. "Stavolta gli attaccanti hanno segnato, ma non abbiamo vinto"


Io non so se Vincenzo Italiano sia ingenuo o diabolico, e se il suo sarcasmo sia involontario o meno. Fatto sta che, volente o nolente, manda messaggi sottili e precisi come da titolo del primo punto. Messaggi forse destinati a cadere nel vuoto, dato che parlare con cognizione di calcio giocato in questa piazza è spesso più che altro un atto di fede, ma tralasciamo. Comunque, quando si parla delle prestazioni individuali dei giocatori, ovviamente un metro banale per gli attaccanti è il gol. Ma le valutazioni delle loro partite non stanno campate in aria, avulse dal contesto di squadra dove operano: un centravanti può fare una prova positiva anche senza segnare, può aver lavorato in funzione dei compagni per far segnare loro, può aver avuto una giornata storta, o può nonostante prestazioni discutibili tirar fuori un gol pesante e magari decisivo.



Beltran Fiorentina-Udinese


Per esempio, le ultime due prove di Lucas Beltran sono prove indubbiamente volenterose, che da una parte tuttavia confermano le difficoltà che il giocatore sembra continuare a esser destinato a subire come vertice dell'attacco (contro l'Udinese 10 duelli persi su 11 affrontati), soprattutto con questi indecorosi Brekalo e Ikoné accanto e un Bonaventura in riserva energetica (ma quel palo nel recupero...). Dall'altra ne invece evidenziano le abilità tecniche di conversione, perché al di là del dato stagionale dei 4 gol con cinque conclusioni in porta - su 17 tentativi totali - Beltran ha trasformato in rete l'unica palla davvero spendibile recapitatagli, con un'esecuzione eccellente. Le difficoltà offensive della Fiorentina vanno spesso poste più a monte degli attaccanti (non scevri di responsabilità, chiariamo): soprattutto vanno poste nella rapidità degli sviluppi offensivi e nella capacità di accompagnare e seguire senza palla le giocate in avanti. Troppi giocatori, nelle fasi di attacco, si muovono male senza palla e la fanno girare con superficialità e lentezza, rendendo il possesso fine a sé stesso. Sono problemi vecchi, che anche ieri Arthur ha in parte compensato dal suo ingresso, velocizzando la circolazione della sfera in maniera decisiva. Ma le difficoltà di rifinitura restano evidenti, e forse non è un caso che l'argentino abbia insaccato staccando su una palla tesa messa dal neo-acquisto Faraoni.


2. Il punto tattico


Nei giorni scorsi, Luca Masini aveva ben presentato l'Udinese nei suoi concetti-chiave di gioco, con la tendenza molto accentuata dei friuliani di giocare su muscolari contropiedi e rinunciare . E la partita è andata come prevedibile su quei binari, soprattutto nel primo tempo. La rapidità nelle transizioni dell'Udinese, il suo vantaggio sui duelli e sulla conquista delle seconde palle, le imprecisioni a tratti tragiche nel giropalla in zona avanzata (si pensi al primo gol), sono stati tutti fattori che spinto da subito la gara sul piano che voleva l'Udinese. Questo ben si spiega gli 0 tiri in porta del primo tempo nonostante percentuali bulgare di possesso. Di contro, l'Udinese cumulava un gol, 0.6 xg e tre contropiedi portati a conclusione pur non avendo quasi mai il controllo del pallone, complice la giornata sciagurata di Martinez Quarta nelle retrovie, con anche Kayode su quel lato protagonista di 45 minuti da dimenticare al più presto.


Facile dirlo con il senno di poi, ma a posteriori le scelte di Italiano (chiamato comunque a complicati equilibrismi nella gestione delle risorse fisiche, tecniche e mentali) non sono state troppo convincenti. La spartizione tra Duncan e Mandragora degli incarichi in costruzione bassa è stato tragico, e meglio non è andata quando hanno operato in zone più avanzate (11 possessi persi in due, con il solo Duncan a quota 5 in 45 minuti). Nello specifico, Mandragora continua ad esser assente ingiustificato agli appelli,tanto almeno quanto era stato importante lo scorso anno per bilanciare un centrocampo il cui vertice basso era Amrabat. Arthur nella sola ripresa, dando una sferzata al match, ha toccato lo stesso numero di palloni dell'ex granata in tutta la gara (37): un dato sconsolante, per uno che era stato preso all'epoca come regista di centrocampo.


La migliorata capacità nel palleggio della Fiorentina ha preso in controtempo l'Udinese, tant'è che Cioffi dopo il pari di Beltran è corso ai ripari sparigliando l'attacco, levando Lucca e Samardzic e inserendo Thauvin e Success, cercando soluzioni diverse per l'uscita dalle retrovie e l'attacco in transizione. Qui c'è il pasticcio del secondo gol (ancora un gran lavoro di Lovric), qui c'è forse la seconda scelta sbagliata di Italiano: la sofferenza di Biraghi contro le fisicate catene laterali friulane, se messa su un'immaginaria bilancia, alla fine è stata maggiore del suo contributo nella costruzione e nella rifinitura dell'azione. In questa partita, anche ragionando sulle solite turnazioni, Parisi sarebbe stata probabilmente un'opzione più spendibile.


3. Qui una volta era tutta campagna (elettorale)


Era prevedibilissimo che quel pasticciaccio dai toni farseschi chiamato "rifacimento del Franchi" sarebbe prima o poi finito negli striscioni della curva, tantopiù che siamo in campagna elettorale. Su queste righe non m'interessa ragionare o approfondire di toni o prese di posizione sbagliate (o meno) da parte del tifo organizzato. Per giove, è il tifo organizzato, non il Senato Romano dei patres. E che la questione sia colpevolmente affrontata in ritardo e con affanno è un fatto, in buona scaturito da una decisione dell'amministrazione comunale fiorentina che appare discutibile sotto molti profili (alla fine, parliamo di rifare un impianto in gestione a un privato con fondi pubblici europei). Però, se si ragiona di toni e uscite discutibili, questo infilarsi dai vertici societari nel turbine elettorale per la questione stadio, condendo il tutto con uscite comiche come la scampagnata a Modena di Barone, boh mi sembra un qualcosa di un po' più rilevante dei cori degli ultras. Non solo per gli ovviamente diversi ruoli "istituzionali" (e qui apriremmo un altro ginepraio, ma tralasciamo), ma anche nei termini dell'impegno a trovare una soluzione, che francamente mi sembrano manchevoli da tutte le parti in causa. Comunque la messa a norma del Padovani costa meno della metà del cartellino di Mandragora: lo diciamo così, tanto per provocare.


 

I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui.


 


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